
Non sono rare le volte in cui i genitori assistono a reazioni emotive molto forti dei loro bambini di fronte alla frustrazione.
Si buttano per terra perché vogliono a tutti costi che gli si compri quel giocattolo, piangono a dirotto perché volevano mangiare le caramelle al posto della frutta, oppure sbattono i piedi perché vogliono rimanere a giocare con il loro amichetto e non vogliono tornare a casa.

Insomma, delle “crisi emotive” che a noi adulti sembrano esagerate e sproporzionate e che spesso tendiamo a vivere come “capricci” intensi in senso negativo. Ma lo sono davvero?
Perché si verificano queste reazioni emotive?
Gli studi neuroscientifici hanno dato un enorme contributo alla comprensione di queste manifestazioni. In particolare, ci suggeriscono che il nostro cervello si struttura in tre parti:
CERVELLO RETTILIANO
La parte evoluzionisticamente più antica del nostro cervello, regola le funzioni vitali dell’organismo e i comportamenti innati e istintivi necessari alla sopravvivenza dell’individuo: nutrizione, respirazione, regolazione della temperatura, mantenimento della sicurezza, difesa (attacco/fuga/immobilizzazione), ecc. È attivo fin dalla nascita e funziona al di fuori della consapevolezza.
CERVELLO LIMBICO
Comparso nell’evoluzione dopo quello rettiliano, è responsabile del funzionamento emotivo e della costruzione delle relazioni con i propri simili. Anche questa parte del cervello è attiva e funzionante fin da subito nel bambino. Infatti l’espressione delle emozioni e il comportamento di attaccamento sono da ricondurre proprio al funzionamento di quest’area.
NEOCORTECCIA
La parte nuova del nostro cervello, comparsa per ultima nel corso dell’evoluzione, è la nostra parte razionale deputata al ragionamento, alla riflessione, al controllo emotivo, alla pianificazione del comportamento, alla costruzione di significati e alla consapevolezza. È quella che permette di gestire e di mantenere il controllo sulle altre parti più antiche del cervello.
Nei primi 5 anni di vita la neocorteccia è presente ma non è ancora sviluppata e funzionante, e le connessione con le altre due aree sono molto deboli. Essa inizia a svilupparsi in modo sempre più incalzante a partire dai 6 anni fin oltre i 20 anni.
Essere a conoscenza di questo è importante in quanto ci permette di spiegare il perché delle forti reazioni emotive di bambini, che a volte appaiono incontrollabili ed esplosive.
I bambini piccoli non riescono ancora a controllare il loro comportamento e le loro emozioni perché quella parte del cervello che gli permette di farlo è ancora immatura.
Non lo fanno volontariamente per dispetto, capriccio, sfida, o per fare un torto all’adulto, ma perché non riescono a fare diversamente. Semplicemente può capitare che, in seguito all’accumulo quotidiano di una certa quantità di stress ed emozioni, di fronte anche a una piccola frustrazione, i bambini le buttino tutte fuori senza riuscire ad esercitare un controllo, a gestirle diversamente o a razionalizzare.
Un bambino di 3 anni che vuole le caramelle ma non le può avere perché sono finite, non riesce a ragionare come farebbe un adulto e pensare “eh sì volevo le caramelle, ma se non ci sono me ne farò una ragione, le avrò un’altra volta”. In quel momento lui vuole le caramelle, il suo desiderio è forte e prevale su qualsiasi spiegazione logica.
Tali reazioni quindi sono assolutamente tipiche nei bambini piccoli, anzi in un certo senso possono essere per loro liberatorie, uno sfogo di tutta l’emotività accumulata.
Tuttavia, perché non diventino la norma e perché piano piano il bambino sviluppi una maggiore capacità di controllo e gestione dei comportamenti e delle emozioni, è come sempre fondamentale il ruolo dell’adulto.
Come possiamo aiutare il bambino?
La neocorteccia del bambino non può maturare da sola, ma necessita della continua interazione con un adulto che sostenga la graduale formazione delle connessioni fra le aree più istintive del cervello e quelle più evolute.
Come si fa? Svolgendo noi la funzione di regolazione emotiva e aiutando noi il bambino a recuperare l’equilibrio emotivo perso durante una forte crisi:
PRESENZA, CONTATTO FISICO SE È ACCETTATO O SOLO EMOTIVO SE NON È GRADITO, ACCOGLIENZA E RICONOSCIMENTO DELL’EMOZIONE CHE STA VIVENDO, SENZA NEGARLA O SMINUIRLA, SENZA GIUDIZI DI VALORE. MANTENIMENTO DELLA CALMA, PUR RIMANENDO FERMI SULL’IMPOSSIBILITA DI ACCONTENTARE IL BAMBINO IN QUEL MOMENTO.
Non è facile, sopratutto se si è in pubblico e si temono i giudizi delle persone che magari ci stanno guardando. Ma noi adesso sappiamo il perché di queste reazioni, sappiamo che il bambino da solo senza di noi non ce la può fare a regolarsi, che ha bisogno del nostro aiuto, e questo ci può aiutare a mantenere un atteggiamento più calmo e ad accogliere le sue emozioni.
Un’esperienza di questo tipo ripetuta nel tempo fa sì che il bambino piano piano impari a conoscere le proprie emozioni, a regolarle, indirizzarle e gestirle, e di conseguenza a controllare il suo comportamento. La neocorteccia gradualmente si farà spazio e darà il suo contributo alla crescita del piccolo.
Che ne pensate? Come avete vissuto fino ad adesso le reazioni forti dei vostri bambini, e come le avete gestite?